Associazione per la difesa del suolo e delle risorse idriche

DIRETTIVA (UE) 2025/2360 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO DEL 12 NOVEMBRE 2025 SUL MONITORAGGIO E LA RESILIENZA DEL SUOLO (LEGGE SUL MONITORAGGIO DEL SUOLO).

A quasi vent'anni dalla Strategia Tematica per la Protezione del Suolo COM 231/2006 che aprì il dibattito in Europa, il Parlamento di Strasburgo ha approvato, il 26 novembre scorso, la Direttiva 2025/2360 sul Monitoraggio e la Resilienza del Suolo; entrerà in vigore il 16 dicembre e ogni Stato dovrà recepirla nel proprio ordinamento entro il 17 dicembre 2028.

Si compie così un lungo iter che testimonia la delicatezza del negoziato intrapreso per integrare la legislazione comunitaria sulle principali matrici ambientali (aria, habitat, clima, acque interne e marine); una lacuna risolta spostando l'accento della “buona salute” dei suoli dal nodo del consumo al degrado, e il tema della “resilienza” da soglie cogenti di recupero, a valutazioni rigorose dei processi di deterioramento. Se spetterà ai Paesi membri dunque provvedere alla tutela, la nuova Direttiva, richiamando il Regolamento per il Ripristino della Natura 2024/1991, offre intanto opportunità di mutui e ad oggi inediti apporti interdisciplinari per la salvaguardia della biodiversità: un quadro di monitoraggio robusto e condiviso, cui tutti si possa attingere come catalizzatore di prospettive e strategie più efficaci anche per il riassetto dei nostri territori a fronte dei rischi climatici.

 

Nel 2006 riprendendo la Convenzione ONU sulla Desertificazione, l'Europa lanciava le parole chiave della protezione dei suoli: “Il suolo subisce una serie di minacce e processi di degradazione quali erosione, diminuzione di materia organica, impermeabilizzazione (sealing), compattazione, contaminazione, calo di biodiversità, salinizzazione, alluvioni e frane. Combinati, questi rischi possono portare alla desertificazione”, recitava la Strategia.

Da allora il continuo seppur timido impegno dell'Unione, se non ha scalfito l'inerzia degli Stati, è stato sufficiente a sostenere gli studi dell'Agenzia Europea per l'Ambiente sulla complessità di tali fenomeni, i reciproci confini, le molte relazioni: maturando conoscenze sulle funzioni ecosistemiche di regolazione garantite dallo stato fisico e bio-chimico dei suoli, spingendo l'analisi oltre gli agenti inquinanti, ai processi di interazione dinamica tra biodiversità e servizi ecosistemici, impatti territoriali, vulnerabilità e adattamento al clima.

Dall'introduzione del principio no net land take nel 7° Programma Quadro del 2014 per fermare il consumo di suolo netto al 2050, e dai primi fondi PAC 2014-21 di Sviluppo Rurale per gli agricoltori che investono in tutela dei terreni rurali, si è poi giunti alla COM 2021/699 Reaping the benefits of healthy soils for people, food, nature and climate, dove il tema dei “suoli in salute” è trasversale alle politiche per la neutralità climatica al 2050, e la land-based climate neutrality l'obbiettivo intermedio al 2035. Oggi la Dir.2025/2360, preso atto del 60% di suoli in condizioni non buone e in peggioramento entro scenari sempre più critici per la biodiversità, punta a colmare le carenze conoscitive che rallentano l'azione.

 

Per conseguire “suoli sani entro il 2050 e garantire che forniscano servizi ecosistemici a lungo termine”, l'art.1 della 2025/2360 dispone di “istituire un quadro solido e coerente di monitoraggio per tutti i suoli nell’Unione, per ridurre la contaminazione del suolo a livelli non più considerati nocivi per la salute umana e l’ambiente, migliorare e mantenere il suolo in condizioni sane, prevenire e affrontare il degrado, in modo che i suoli possano fornire servizi ecosistemici alla scala sufficiente a soddisfare le esigenze ambientali, sociali e economiche, prevenire e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, aumentare la resilienza a difesa dalle catastrofi naturali e in termini di sicurezza alimentare”. Sono allo scopo punti salienti della Direttiva: la definizione di un sistema di descrittori statistici, cartografici e valutativi adeguati a fissare valori guida di sanità dei terreni, requisiti e approcci graduali di contenimento del consumo, la tenuta di registri e la classificazione dei rischi dei siti contaminati con riguardo anche ai nuovi inquinanti (ad es. PFAS), la perimetrazione di distretti unitari per caratteristiche dei suoli, l'istituzione di autorità competenti in materia, la piena trasparenza e accessibilità ai dati; il primo riesame dell'efficacia di tali disposizioni è programmato a giugno del 2033.

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