Un anno prima della pubblicazione del volume – nel maggio 1855 – fu istituita dal governo di Ferdinando II l’Amministrazione Generale delle Bonifiche che riuniva le diverse precedenti commissioni, formate da proprietari terrieri, economisti e magistrati tra i quali il Savarese che, oltre alle competenze specifiche di economista, era proprietario di vasti possedimenti in Terra di Lavoro e in area vesuviana.
Giacomo Savarese (Napoli 1808-1884), già ministro nel 1848, per volontà regia fu nominato Direttore dell’Amministrazione Generale delle Bonifiche, essendo pure tra gli estensori del decreto regolante il servizio e l’esecuzione delle opere (decreto poi recepito quasi integralmente dallo Stato Italiano). Al pari del precedente Decreto del 13 Agosto 1839, vi si stabilisce che la spesa per le opere di bonifica sarà “sopportata dai proprietari, corpi morali, comuni e province, a seconda dei vantaggi che li riguardano”. Nel programma di bonifica idraulica avviato dall’A. il primato per estensione e importanza spettò, in quegli ultimi anni del Regno borbonico, al basso corso del Volturno e, alla data di pubblicazione del volume, le opere realizzate consistevano in: “53 miglia quadrate di paludi bonificate e restituite al lavoro agricolo; 100 miglia di canali di bonifica realizzati, muniti di argini e controfossi; 150.000 alberi posti a dimora lungo i canali; 70 miglia di strade costruite decorate da ponti in fabbrica e da altri 120.000 alberi”. Così che, secondo il riepilogo dello stesso Savarese, “per le gratuite distribuzioni di terre comandate dal Re, il ruolo dei proprietari fondiari si è aumentato di 1.314 nomi e l'agiatezza e l'attività sono succedute all'ozio e alla miseria”.